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Don Cavalletti in ASC: sei mesi di ritardi e un altro disavanzo in arrivo

Non si è vigilato sull’attuazione del piano economico-finanziario e ora si dovranno mettere di nuovo dei soldi. Se ASC ha bisogno di personale amministrativo, i comuni soci hanno il dovere di metterla nelle condizioni di lavorare.

Dall’inizio dell’anno stiamo seguendo con attenzione il passaggio in ASC Appennino Reggiano del Don Cavalletti, l’ultima casa residenza anziani pubblica della montagna, l’unica per cui la politica non ha deciso l’esternalizzazione a una cooperativa.

Lo diciamo subito. Siamo molto preoccupati.
E lo abbiamo espresso con fermezza in consiglio comunale.
Abbiamo detto spesso che un ritardo di anni nella decisione definitiva è costato alle casse dei comuni circa 400.000 €.
Ora, col passaggio in ASC Teatro, per sei mesi si è creata una situazione identica.
Se prima si è aspettato per decidere, ora si è aspettata l’estate per seguire il piano economico che regolava il passaggio e che avrebbe reso nullo o trascurabile il disavanzo, grazie alle differenze normative fra ASP e ASC.
La conseguenza è che ci saranno di nuovo dei soldi a carico dei comuni, denaro pubblico che ancora una volta si poteva evitare di spendere.
Una situazione di cui per tempo e più volte abbiamo segnalato la criticità.

Il personale del nucleo ex cooperativa è stato assunto con sei mesi di ritardo e ha lavorato fino all’inizio di luglio come interinale, con un conseguente e notevole aumento dei costi previsti, anche a causa del fatto che, a parità di stipendio e ignorando il piano economico, si è incredibilmente scelto il contratto più costoso per l’azienda.

L’appalto per il servizio pasti è scaduto a fine gennaio ed è in proroga da 8 mesi. Solo a fine luglio si è deciso di fare un bando, che conteneva errori evidenti secondo il nuovo codice degli appalti. Abbiamo segnalato l’errore immediatamente, senza un riscontro di nessun genere e a oggi sembra che l’assegnazione del servizio pasti sia ancora in alto mare.

L’accordo fra i sindaci per gestire il Don Cavalletti, accordo che era già chiaro a ottobre del 2022, è stato messo nero su bianco ad aprile 2023. La spiegazione che abbiamo avuto è che c’era un problema alla banda larga necessaria per usare un software apposito.

Sono solo gli esempi più eclatanti.
Abbiamo chiesto conto di questi e altri ritardi in due interrogazioni, una a marzo e una a luglio, ricevendo il racconto di continue proroghe o risposte vaghe, fra cui il fatto che era mancato il tempo. Letteralmente.
Durante la discussione in consiglio comunale il sindaco Borghi ha stimato che il disavanzo dei primi sei mesi sarà al massimo 40.000 euro. Basandoci anche sul costo del personale crediamo che si tratti di una previsione molto ottimistica.
La realtà potrebbe essere più del doppio ed è davvero incredibile che dopo oltre sei mesi di gestione non esista un valore reale e ci si debba basare sulle stime.

Il sindaco Borghi ha spiegato che fatica a farsi ascoltare, un’affermazione grave, inaccettabile e che non ci lascia tranquilli.
L’attesa di anni prima del passaggio in ASC ha comportato circa 400.000 di costi non dovuti, il ritardo nell’attuazione del piano economico finanziario prevederà un’altra spesa non prevista su un bilancio pericolante come quello di Carpineti, una spesa a oggi indefinita e che non sarà possibile tamponare nei mesi a venire. Lo abbiamo sollecitato a fare pressione, utilizzando tutte le misure possibili, perché questa situazione diventi chiara.

Il passaggio del Don Cavalletti in ASC è stato fatto per ragioni economiche.
È noto che i sindaci della montagna non hanno nessuna intenzione di dividersi in sette un disavanzo annuale di circa 100.000 euro e la legislazione sulle ASC consente di risparmiare dal punto di vista fiscale quello che serve.
È vero che il passaggio del servizio porta con sé delle cose da aggiustare, ma il piano economico con cui doveva svolgersi era puntuale e noto a ottobre, tre mesi prima che accadesse ed è oggettivamente incredibile che non sia stato seguito nei suoi punti più importanti, come è incredibile che non ci sia stato il controllo politico dei sindaci, Carpineti in testa, con una situazione così importante e delicata.

Era già chiaro in primavera che qualcosa non stava funzionando. Per questo abbiamo mandato una lettera all’azienda e a tutti i sindaci per segnalare la situazione. Nessuno dei destinatari ha sentito il bisogno di rispondere. E nei mesi successivi è cambiato poco o niente.

Che ci siano difficoltà amministrative è evidente dai continui ritardi al limite dell’imbarazzo con cui ASC presenta i bilanci preventivi e consuntivi all’Unione dei comuni. Nell’ultima seduta il ritardo amministrativo – chiaro anche nella riscossione dei crediti e nei ritardi dei pagamenti – è stato imputato all’arrivo del “ciclone Don Cavalletti”.
Ma se l’attività normale è la causa dei ritardi sul Don Cavalletti e il Don Cavalletti è la causa dei ritardi dell’attività normale, allora qualcosa non torna.

Sono sotto organico? I sindaci provvedano e alla svelta.
Non siamo mai stati d’accordo con il fatto che si occupino di minori e centro per le famiglie, ma ASC Appennino reggiano ha un giro d’affari superiore ad alcuni comuni e gestisce servizi essenziali per la nostra comunità, bambini, anziani. Deve essere un’azienda moderna, in linea con l’importanza e la delicatezza dell’incarico, in cui la gestione del teatro Bismantova è diventata residuale.
Se non riesce a stare al passo con le incombenze che questi servizi richiedono, lo faccia sapere ai soci. E se lo ha già fatto, i sindaci della montagna provvedano a dare quello di cui hanno bisogno.
Un loro problema è un problema di tutti.
Ha ricadute sul territorio.
E non solo economiche.

Qui trovate la risposta del presidente dell’Unione Sassi e la nostra controreplica

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